Francesco Alberoni e l’omosessualità

alberoni

   Estraggo il XIV° capitolo di Innamoramento e amore di Francesco Alberoni, ma solo perché ci offre una visione troppo semplicistica, generica, e molto presumibilmente pro domo sua dell’omosessualità (come se ce ne fosse solo una!) e una parata di considerazioni estratte da chissà quali assolute contingenze [1].

   La tesi alberoniana sostiene che:

1) La pressione culturale (eterosessuale N.d.R.) spinge l’omosessuale a non parlare di innamoramento e questo pudore gigantesco, alla base della reticenza, instaura un meccanismo di difesa consistente nell’esasperazione del linguaggio della volgarità;

2) Due uomini omosessuali non possono avere un figlio, ergo, temono che l’altro partner cerchi la soddisfazione dell’istinto paterno accoppiandosi con una donna. L’insidia dell’altro sesso reca con sé lo “spettro” della procreazione, e l’innamoramento tra maschi non si trasforma in amore sereno, durevole.

   Il testo di Alberoni, uscito nel 1979, ricalca clichés vieti e stantii sugli omosessuali a uso e consumo di una argomentazione monolitica, asfittica di promozione dell’eros eterosessuale, argomentazione fedele in tutto all’antico adagio della favola di Fedro, “Peras imposuit Iuppiter nobis duas”[2]. In ogni modo, le mie osservazioni su quella che sarebbe la presunta condotta dei gay valgono qui come altrove e non le ripeto, mentre mi soffermerò sulla seconda parte della tesi alberoniana.

   Poniamoci una domanda, dato che Alberoni non lo ha fatto o non lo ha voluto deliberatamente fare: siamo così certi che l’istinto alla paternità sia innato ed universale? Esistono ad esempio uomini eterosessuali che rifuggono la procreazione ritenendola un ostacolo all’equilibrio di coppia, e altri che non la rifuggono ma neppure la considerano l’unico e ideale trait d’union del matrimonio.

   La gelosia tra due persone dello stesso sesso deve essere inesorabilmente frutto del desiderio, che Alberoni pretende frustrato, di paternità o di maternità? Soltanto una riflessione ignara delle multiformi realtà gay lascia intervenire questo aspetto a mo’ di regola universale. L’ansia di unione tra donne o tra uomini potrà anche riguardare la nostalgia della “normalità”, ma allora non si tratterebbe forse di un’omosessualità cosiddetta faute de mieux, di una fase transitoria che dura in assenza di meglio, cioè il figlio, di una distrazione per niente sicura di sé?

   Alberoni pare approvare con sicumera quell’idea, ricorrente da Freud in poi, secondo cui gli omosessuali sarebbero fondamentalmente coloro che non sono riusciti a sviluppare i germi latenti delle tendenze eterosessuali  e questo “blocco” [3] impedirebbe un buon rapporto, una relazione duratura tra due donne o due uomini.

   Io però ho un’altra idea: la convinzione di un’impossibile unione omosessuale potrebbe nascere dalla speranza di chi non desidera rivedere antiche credenze, e con esse le proprie abitudini mentali.

© Marco Vignolo Gargini


[1] Innamoramento e amore è pubblicato da Garzanti.

[2] (“Giove ci pose addosso due bisacce”.) La morale della favola di Fedro è semplice: la bisaccia dei difetti altrui venne collocata davanti, quella dei propri difetti restò dietro alle spalle. Così ignoriamo le nostre pecche, ma siamo i censori di quelle degli altri!

[3] Questa espressione è usata da Freud nella lettera del 9 aprile 1935:

Cara signora…,

dalla sua lettera apprendo che Suo figlio è un omosessuale. Che, nella Sua relazione su di lui, Lei stessa non abbia adoperato questa parola, è il fatto che più mi ha impressionato. Mi permetta di chiederLe: perché l’ha evitata? L’omosessualità, certamente, non è un pregio, ma non è qualcosa di cui ci si debba vergognare, non è un vizio, una degradazione e neppure può essere definita una malattia; noi la consideriamo come una deviazione delle funzioni sessuali, provocata da un certo blocco dello sviluppo sessuale.

Sigmund Freud, Briefe 1873-1939, traduzione italiana di Mazzino Montinari in Lettere 1873-1939, Bollati Boringhieri, Torino 1990.

Informazioni su Marco Vignolo Gargini

Marco Vignolo Gargini, nato a Lucca il 4 luglio 1964, laureato in Filosofia (indirizzo estetico) presso l’Università degli Studi di Pisa. Lavora dal 1986 in qualità di attore e regista in rappresentazioni di vario genere: teatro, spettacoli multimediali, opere radiofoniche, letture in pubblico. Consulente filosofico e operatore culturale, ha scritto numerose opere di narrativa tra cui i romanzi "Bela Lugosi è morto", Fazi editore 2000 e "Il sorriso di Atlantide", Prospettiva editrice 2003, i saggi "Oscar Wilde – Il critico artista", Prospettiva editrice 2007 e "Calciodangolo", Prospettiva editrice 2013, nel 2014 ha pubblicato insieme ad Andrea Giannasi "La Guerra a Lucca. 8 settembre 1943 - 5 settembre 1944", per i tipi di Tra le righe libri, nel 2016 è uscito il suo "Paragrafo 175- La memoria corta del 27 gennaio", per i tipi di Tra le righe libri; è traduttore di oltre una trentina di testi da autori come Poe, Rimbaud, Shakespeare, Wilde. Nel 2005 il suo articolo "Le poète de sept ans" è stato incluso nel 2° numero interamente dedicato a Arthur Rimbaud sulla rivista Cahiers de littérature française, nata dalla collaborazione tra il Centre de recherche sur la littérature français du XIX siècle della Università della Sorbona di Parigi e l’Università di Bergamo. È stato Presidente dell’Associazione Culturale “Cesare Viviani” di Lucca. Molte sue opere sono presenti sul sito www.romanzieri.com. Il suo blog è https://marteau7927.wordpress.com/ ****************** Marco Vignolo Gargini, born in Lucca July 4, 1964, with a degree in Philosophy (Aesthetic) at the University of Pisa. He works since 1986 as an actor and director in representations of various kinds: theater, multimedia shows, radio plays, readings in public. Philosophical counselor and cultural worker, has written numerous works of fiction, including the novels "Bela Lugosi è morto", Fazi Editore 2000 and "Il sorriso di Atlantide," Prospettiva editrice 2003, essays "Oscar Wilde - Il critico artista," Prospettiva editrice in 2007 and "Calciodangolo" Prospettiva editrice in 2013, in 2014 he published together with Andrea Giannasi "La guerra a Lucca. September 8, 1943 - September 5, 1944," for the types of Tra le righe libri, in 2016 he published "Paragrafo 175 - La memoria corta del 27 gennaio", for the types of Tra le righe libri; He's translator of more than thirty texts by authors such as Poe, Rimbaud, Shakespeare, Wilde. In 2005 his article "The poète de sept ans" was included in the 2nd issue entirely dedicated to Arthur Rimbaud in the journal "Cahiers de littérature française II", a collaboration between the Centre de recherche sur la littérature français du XIX siècle the Sorbonne University Paris and the University of Bergamo. He was President of the Cultural Association "Cesare Viviani" of Lucca. Many of his works are on the site www.romanzieri.com. His blog is https://marteau7927.wordpress.com/
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