Nella mia città, Lucca, fino agli anni ’80 per indicare il ragazzo rozzo che vestiva in modo pacchiano, non studiava, andava in discoteca, truccava la moto e parlava sboccato si usava l’espressione “gabbano”, forse in riferimento al termine “gabbana”, l’antico nome del cappotto o veste larga indossata dai contadini (l’etimologia dovrebbe essere l’arabo qabâ). Questa espressione oggi è in disuso, le nuove generazioni non la adoperano più, al suo posto c’è un ventaglio di altre parole molto diffuse in Italia:
Truzzo – Nel centro-nord sta imponendosi questa voce che pare derivi da un cognome molto diffuso nelle province di Bergamo e Brescia, Truzzi, oppure da “trus”, torzolo nel dialetto piemontese. Il truzzo è il tipico ragazzotto che veste in modo sgargiante, frequenta la discoteca, si impasticca e non ha molte pretese intellettuali, anche se frequenta la scuola. L’unico vero obiettivo del truzzo è lo sballo, la preparazione metodica, monomaniaca settimanale per il week-end rappresenta l’intera norma di vita e tutto ciò che gravita al di fuori di essa non è degno di interesse. Esiste anche la truzza, la variante al femminile, che di solito si accompagna con amiche o partner sulla stessa lunghezza d’onda.
Tamarro – Lemma di area meridionale, tamarro è sinonimo di persona, soprattutto giovane, dai modi grezzi che veste abiti vistosi e di cattivo gusto. Non so quanto sia convincente l’etimologia che fa discendere questa espressione dall’arabo tammār, venditore di datteri, certo è che il tamarro si esibisce come un banditore grossolano di uno stile di vita vuoto e senza contenuti, come il collega truzzo.
Zarro – A Milano, Roma, Torino c’è un altro vocabolo, zarro, non se ne conosce bene l’origine, ma il significato è praticamente il medesimo di tamarro. Il Dizionario Italiano di Aldo Gabrielli definisce lo zarro “Giovane di bassa estrazione sociale e dai modi rozzi, che ostenta goffamente un modo di vestire appariscente e alla moda”.
In generale, l’uso di questi termini dispregiativi sottolinea fondamentalmente un comportamento da gregge, un’adesione a un non stile, e non importa l’estrazione sociale o il livello culturale. Chi si accoda e teme di non far parte di un gruppo è sempre un truzzo, anche coloro che nel passato si sono sentiti “eletti” e hanno creduto di contraddistinguersi con un abito, un gergo, un comportamento non sono stati poi così diversi dai paninari, gabbani, tamarri ecc.. So di toccare un tabù, ma non ho difficoltà a dire che il famoso eskimo tanto in voga tra i sessantottini era una divisa indossata per differenziarsi e stabilire un confine, né più e né meno come hanno fatto, fanno e faranno tutti i ragazzi e tutte le ragazze convinti/e di non dover essere come gli altri. Anzi, l’aggravante dell’eskimo è la pretesa di sentirsi superiori e solidarizzare con le classi meno abbienti (quanti figli di papà l’hanno indossato e poi dismesso diventando più ricchi, più cialtroni, più borghesi dei padri che contestavano?). Chi risponde alla divisa altrui con un’altra divisa è un truzzo in psychologicis.
Per conoscere queste e altre parole, consiglio la consultazione di un sito interessantissimo: Brutta storia – Manuale di lingua e mitologia urbana http://www.bruttastoria.it/.
© Marco Vignolo Gargini
piu’ che gabbani si chiamavin “grèbani”, portavin le fruit bianche col pacchetto di emmeesse arrotolato nelle maniche, ciavevin la 127 sport col pipporo per scaricà l’elettricità statia a tèra, il baracchino per parlà da san vito con velli di lammari e sangromigno, lo stemma dell’abarthe, l’autoradio magestic, e andavin al griin scippe, al pianeta, al golden, alla casina e al don carlosse.. il sabato scendevin in massa dalla garfagnana e finivan guasi sempre a fa’ a cintolate su quarche piassale con i loro simili…
diamo a’ grezzi quer che e’ de’ grezzi!
E si sentono pure OK. Che pena!”!
Qualcuno ha lasciato qui un commento inqualificabile che è stato prontamente ed opportunamente cestinato.
Come recita l’articolo 21 della Costituzione Italiana, tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero, di conseguenza in questo spazio saranno sempre ben accetti tutti gli interventi, anche quelli critici e polemici, ma non potranno mai essere tollerati coloro che credono di avere il diritto di insultare, ingiuriare, oltraggiare, infamare, diffamare me o altre persone citate o presenti su questo sito.
A questo personaggio, che mi definisce “truzzetto” perché ho scritto week-end con il trattino, consiglio di rivolgere lo stesso epiteto ai curatori del Vocabolario Treccani e attendere una loro eventuale risposta (http://www.treccani.it/vocabolario/week-end/).
In questo blog non verrà mai dato spazio a chi ha dei problemi comportamentali e si diverte a lordare la Rete con commenti ignominiosi. Auguro a questi personaggi di trovare persone che, come me, si limitano a cestinare. Un’altra persona al posto mio si sarebbe sentita in dovere di adire le vie legali e denunciare l’intervento di suddetto personaggio per diffamazione. Io non lo faccio perché provo soltanto pena per questa gente che non ha altro di meglio da fare che scorrazzare impunita e insultare vigliaccamente.
Preferisco essere un Fabrizio Corona della cultura, come mi si definisce in modo erroneo, piuttosto che una pallida caricatura di Joseph Goebbels.
Preferisco aver letto in originale “Aesthetica” di Alexander Gottlieb Baumgarten, essermi laureato in filosofia e lasciare il solarium a chi ha pochi neuroni surriscaldati.
Dalle nostre parti si dice Marrocchino con 2 R!