Oscar Wilde – L’anima dell’Uomo sotto il Socialismo III

L'Anima dell'Uomo sotto il socialismo

OSCAR WILDE

L’ANIMA DELL’UOMO SOTTO IL SOCIALISMO

Titolo originale: The Soul of Man under Socialism

Traduzione dall’originale in inglese di Marco Vignolo Gargini

È chiaro, quindi, che nessun socialismo autoritario potrà funzionare. Perché mentre nel sistema attuale un gran numero di persone possono condurre una vita che abbia una certa dose di libertà, espressività e felicità, in un sistema di baracche industriali, o in un sistema di tirannia economica, nessuno potrebbe assolutamente godere di tale libertà. È deplorevole che parte della nostra comunità debba vivere praticamente in schiavitù, ma proporre di risolvere il problema riducendo in schiavitù l’intera comunità è infantile. Ogni uomo deve essere lasciato completamente libero di scegliersi il proprio lavoro. Nessuna forma di costrizione deve essere esercitata su di lui. Altrimenti, il suo lavoro non sarà buono per lui, non sarà buono in sé, non sarà buono per gli altri. E per lavoro io intendo semplicemente qualunque genere d’attività.

Io non riesco a credere che qualsiasi socialista, oggigiorno, possa seriamente proporre che un ispettore si presenti ogni mattina in tutte le case per controllare che ciascun cittadino si sia alzato e abbia svolto le sue otto ore di lavoro manuale. L’umanità ha superato quello stadio e riserva una forma di vita tale a coloro che, in modo molto arbitrario, essa sceglie di chiamare criminali. Ma confesso che molte delle opinioni socialiste che ho incontrato mi sembrano maculate da idee autoritarie, se non di reale coercizione. Naturalmente, autoritarismo e coercizione sono fuori discussione. Tutte le associazioni debbono essere volontarie. È solo nelle associazioni volontarie che l’uomo si trova bene.

Ci si potrebbe chiedere come l’individualismo, che adesso è più o meno dipendente dall’esistenza della proprietà privata, beneficerà dell’abolizione di tale proprietà. La risposta è molto semplice. È vero che, nelle attuali condizioni, pochi uomini che hanno avuto mezzi privati propri, come Byron, Shelley, Browning, Victor Hugo, Baudelaire e altri, sono stati in grado di realizzare la loro personalità più o meno completamente. Nessuno di questi uomini ha mai lavorato un solo giorno per il salario. Essi erano affrancati dalla povertà. Avevano un vantaggio immenso. La domanda è se sia per il bene dell’individualismo che tale vantaggio debba essere abolito. Supponiamo che lo sia. Cosa accadrebbe allora all’individualismo? Come ne beneficerà?

Ne beneficerà in questo modo. Nelle nuove condizioni l’individualismo sarà di gran lunga più libero, più raffinato e più intensificato di quanto non lo sia adesso. Non sto parlando del grande individualismo fantasiosamente realizzato dai poeti che ho menzionato, ma del grande vero individualismo generalmente latente e potenziale nel genere umano. Perché il riconoscimento della proprietà privata ha veramente nuociuto all’Individualismo, e lo ha oscurato, confondendo un uomo con ciò che possiede. Questo ha portato l’Individualismo completamente fuori strada. Ha reso il guadagno, non la crescita, il suo scopo ultimo. Cosicché l’uomo s’è messo a pensare che la cosa importante è l’avere, non sapendo che invece è l’essere. La vera perfezione dell’uomo sta non in ciò che l’uomo possiede, ma in ciò che l’uomo è.

La proprietà privata ha schiacciato il vero individualismo e ha instaurato un individualismo che è falso. Ha precluso a una parte della comunità di essere individuale facendola morire di fame. Ha precluso all’altra parte della comunità di essere individuale

mettendola sulla strada sbagliata e intralciandola. Infatti, la personalità dell’uomo è stata talmente assorbita dai suoi possedimenti che la legge inglese ha sempre trattato i reati contro la proprietà con molta più severità dei reati contro la persona, e la proprietà continua a essere la prova della cittadinanza completa. L’industria necessaria per fare denaro è inoltre molto demoralizzante. In una comunità come la nostra, dove la proprietà conferisce distinzione, posizione sociale, onore, rispetto, titoli immensi, e altre piacevolezze del genere, l’uomo, essendo ambizioso di natura, si prefigge lo scopo di accumulare questa proprietà, e continua ad accumularne tra fatica e tedio anche molto dopo che ha acquisito assai più di ciò che vuole e può usare o godere, o forse anche conoscere. L’uomo si ucciderà con il superlavoro per difendere la proprietà, e davvero, considerando gli enormi vantaggi arrecati dalla proprietà, non c’è da meravigliarsi. Dispiace che la società sia costruita su tali basi, che l’uomo è stato forzato in una routine in cui non può sviluppare liberamente ciò che in lui è meraviglioso e affascinante e delizioso – routine nella quale, di fatto, egli si perde il vero piacere e la vera gioia di vivere. È inoltre, nelle attuali condizioni, molto insicuro. Un mercante enormemente ricco può essere – spesso lo è – in ogni momento della sua vita alla mercé di cose che non sono sotto il suo controllo. Se il vento soffia un nodo in più, o il clima cambia repentinamente, o accadono altre cose da niente, la sua nave può affondare, le sue speculazioni possono andare male ed egli si ritrova a essere un povero, con la sua posizione sociale perduta. Ora, niente dovrebbe essere in grado di danneggiare un uomo, se non egli stesso. Niente dovrebbe essere in grado di rapinare un uomo. Quel che un uomo ha davvero è ciò che è in lui. Ciò che è fuori di lui dovrebbe essere una faccenda di nessuna importanza.

Con l’abolizione della proprietà privata, allora, noi potremo avere un Individualismo vero, bello, salutare. Nessuno sprecherà la sua vita ad accumulare cose e simboli di cose. Si vivrà. Vivere è la cosa più rara al mondo. Infatti molti si limitano ad esistere, ecco tutto.

Informazioni su Marco Vignolo Gargini

Marco Vignolo Gargini, nato a Lucca il 4 luglio 1964, laureato in Filosofia (indirizzo estetico) presso l’Università degli Studi di Pisa. Lavora dal 1986 in qualità di attore e regista in rappresentazioni di vario genere: teatro, spettacoli multimediali, opere radiofoniche, letture in pubblico. Consulente filosofico e operatore culturale, ha scritto numerose opere di narrativa tra cui i romanzi "Bela Lugosi è morto", Fazi editore 2000 e "Il sorriso di Atlantide", Prospettiva editrice 2003, i saggi "Oscar Wilde – Il critico artista", Prospettiva editrice 2007 e "Calciodangolo", Prospettiva editrice 2013, nel 2014 ha pubblicato insieme ad Andrea Giannasi "La Guerra a Lucca. 8 settembre 1943 - 5 settembre 1944", per i tipi di Tra le righe libri, nel 2016 è uscito il suo "Paragrafo 175- La memoria corta del 27 gennaio", per i tipi di Tra le righe libri; è traduttore di oltre una trentina di testi da autori come Poe, Rimbaud, Shakespeare, Wilde. Nel 2005 il suo articolo "Le poète de sept ans" è stato incluso nel 2° numero interamente dedicato a Arthur Rimbaud sulla rivista Cahiers de littérature française, nata dalla collaborazione tra il Centre de recherche sur la littérature français du XIX siècle della Università della Sorbona di Parigi e l’Università di Bergamo. È stato Presidente dell’Associazione Culturale “Cesare Viviani” di Lucca. Molte sue opere sono presenti sul sito www.romanzieri.com. Il suo blog è https://marteau7927.wordpress.com/ ****************** Marco Vignolo Gargini, born in Lucca July 4, 1964, with a degree in Philosophy (Aesthetic) at the University of Pisa. He works since 1986 as an actor and director in representations of various kinds: theater, multimedia shows, radio plays, readings in public. Philosophical counselor and cultural worker, has written numerous works of fiction, including the novels "Bela Lugosi è morto", Fazi Editore 2000 and "Il sorriso di Atlantide," Prospettiva editrice 2003, essays "Oscar Wilde - Il critico artista," Prospettiva editrice in 2007 and "Calciodangolo" Prospettiva editrice in 2013, in 2014 he published together with Andrea Giannasi "La guerra a Lucca. September 8, 1943 - September 5, 1944," for the types of Tra le righe libri, in 2016 he published "Paragrafo 175 - La memoria corta del 27 gennaio", for the types of Tra le righe libri; He's translator of more than thirty texts by authors such as Poe, Rimbaud, Shakespeare, Wilde. In 2005 his article "The poète de sept ans" was included in the 2nd issue entirely dedicated to Arthur Rimbaud in the journal "Cahiers de littérature française II", a collaboration between the Centre de recherche sur la littérature français du XIX siècle the Sorbonne University Paris and the University of Bergamo. He was President of the Cultural Association "Cesare Viviani" of Lucca. Many of his works are on the site www.romanzieri.com. His blog is https://marteau7927.wordpress.com/
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