È stata un’edizione del Campionato del mondo davvero nuova, per il luogo dove si è disputato, i giocatori che sono emersi e la squadra vincente, per la prima volta un’europea lontana dal suo continente. Di tutti i pronostici solo uno è stato rispettato: la Spagna ha conquistato il titolo ed era tra le favorite. Grandi deluse l’Italia, detentrice del trofeo, il Brasile, considerato da sempre il migliore, l’Argentina guidata da Maradona e l’Inghilterra, accreditata un po’ troppo forse in virtù del suo tecnico Fabio Capello considerato come un re taumaturgo e retribuito profumatamente. Chi si aspettava il Mondiale di Lionel Messi, di Cristiano Ronaldo, di Eto’o, di Didier Drogba, di Robinho, di Fernando Torres è rimasto a bocca asciutta e non ha fatto i conti con la psicolabilità o la precaria condizione fisica di questi talenti apparsi davvero incapaci di esprimere le proprie virtù calcistiche. Messi tra tutti ha sprecato l’occasione della sua vita per consacrarsi definitivamente miglior giocatore del mondo, ma probabilmente le enormi aspettative e la presenza in panchina di Maradona allenatore lo hanno bloccato invece di esaltarlo.
Vista in cifre, la 19ª edizione del trofeo iridato ha registrato il primo titolo della Spagna, seguita da Olanda, Germania e Uruguay, 145 reti in 64 incontri (con una media di 2,27 gol a partita, la peggiore da quando il Mondiale si disputa con 32 squadre), quattro capocannonieri (David Villa, Wesley Sneijder, Thomas Müller e Diego Forlan), l’uruguagio Diego Forlan eletto miglior giocatore del torneo.
Del tonfo clamoroso dell’Italia di Lippi non vale la pena parlare più di tanto, personalmente lo ritengo frutto della miopia della Federazione italiana, dello stesso tecnico viareggino e di un movimento calcistico nazionale in crisi da troppo tempo (i Mondiali vinti a Berlino quattro anni fa alla lunga si sono rivelati un bel modo per nascondere le magagne emerse da Calciopoli, ma non solo quelle). Per il resto, le squadre più giovani si sono imposte, Spagna e Germania su tutte, dimostrando che senza una politica seria di cura dei settori giovanili non si può pretendere di andare lontano. Le nazionali iberica e tedesca rappresentano l’esempio da seguire, chi continua a coprirsi gli occhi e le orecchie con fette di prosciutto si prepari a vivere altri anni di insuccessi (il Presidente Abete è avvisato). Abbiamo potuto osservare anche un bel gioco espresso da squadre poco stimate alla partenza, in primis l’Uruguay di Oscar Tabarez, e mai come stavolta ci siamo convinti della necessità ormai ineludibile dell’ausilio elettronico per la direzione di gara (il gol non visto, il fuorigioco non segnalato, il calcio d’angolo non assegnato, ecc., ecc.).
Il Mondiale sudafricano verrà ricordato per le vuvuzelas assordanti, per i pronostici tutti azzeccati dal polpo Paul (pescato all’Isola d’Elba e trasferito in un acquario tedesco), per Mick Jagger spettatore portasfortuna, ma soprattutto per la presenza seppur fulminea di Nelson Mandela nel giorno della finale. Madiba Mandela ha rappresentato il riscatto del popolo nero dopo anni di segregazione razziale in terra d’Africa, averlo visto solo per pochi minuti ci ha commossi e ci ha fatto ricordare quanta strada c’è ancora da percorrere per risolvere il problema della xenofobia in tutto il mondo. Mandela è un simbolo vincente, nonostante troppe zone del pianeta continuino a perseguire una politica antiumana sulla base di presupposti ideologici o religiosi. L’abbattimento dell’apartheid sudafricano avvenuto venti anni fa ha partorito una Costituzione modello per tutti i paesi del mondo, una Costituzione promulgata nel 1996 che vieta ogni tipo di discriminazione (Cfr. il comma 3 dell’articolo 9 del Capitolo 2*).
Un plauso va alla RAI che, nella sua programmazione, ha inserito dei reportages, curati da Saverio Montingelli, sulla realtà sociale del Sudafrica, tornando così dopo tanto tempo a svolgere pienamente il proprio ruolo di servizio pubblico. A differenza di altre emittenti, la RAI ci ha mostrato una realtà molto difficile, problemi endemici del territorio africano che non possono essere ignorati una volta conclusa la manifestazione. L’augurio è che, calato il sipario sul Mondiale, non vengano oscurate certe situazioni e continui l’opera di cooperazione e sviluppo da parte nostra.
Adesso non resta che attendere la prossima edizione, che verrà disputata in Brasile nel 2014, a meno che il 21 dicembre 2012…
M.V.G.
* http://www.info.gov.za/documents/constitution/1996/a108-96.pdf